Per qualificare “intesa storica” l’accordo Ocse-G2o sulla tassazione minima alle multinazionali andrebbero inseriti alcuni meccanismi nel prossimo e decisivo round negoziale, a cominciare da un’aliquota base al 21 per cento. Da Eticaeconomia.
Lo scorso 10 luglio il G20 Finanze ha avallato politicamente l’accordo-quadro sulla riforma del sistema di tassazione internazionale d’impresa sottoscritto dieci giorni prima da 130 – saliti a 132 negli ultimi giorni – dei 139 paesi membri del BEPS Inclusive Framework dell’OCSE, il consesso multilaterale impegnato negli ultimi tre anni in un serrato sforzo negoziale volto a definire nuove regole fiscali per le multinazionali.
Poste le fondamenta dell’intesa, rimangono numerosi nodi tecnici da sciogliere entro l’ultima ministeriale finanze di ottobre.
Soffermiamoci criticamente sui due pilastri dell’accordo OCSE-G20 e valutiamone contestualmente il livello di ambizione e gli impatti redistributivi, aggiornando il recente intervento sul Menabò dedicato alla posizione negoziale comune ai paesi del G7 resa pubblica a inizio giugno scorso.
Il primo pilastro della riforma riguarda la riallocazione dei profitti delle multinazionali più grandi e redditizie tra diversi paesi e l’identificazione di un nesso tra la “presenza economica” di un gigante corporate spesso “fisicamente assente” da un paese e il diritto della giurisdizione di mercato (cioè di un paese diverso da quello di origine della multinazionale che per essa costituisce un ampio mercato) a tassarne i profitti.
L’accordo-quadro stabilisce l’applicazione di nuove regole di riallocazione degli utili societari – da confermare con uno strumento multilaterale nel 2022 e implementare a partire dal 2023 con possibili revisioni solo dopo sette anni – per multinazionali con un fatturato consolidato annuo superiore a 20 miliardi di euro e un margine di profitto globale superiore al 10%. Sono escluse dall’ambito soggettivo di applicazione di nuove regole le multinazionali che operano nel settore estrattivo e nel “settore finanziario regolato” (settore che necessita ancora di una definizione formale).