Con il nuovo decreto di Conte, il sistema industriale ha praticamente chiuso, rimangono in piedi le attività necessarie e indispensabili. Tra queste, secondo il governo, ci sono le fabbriche di armi, alle quali si dà la massima libertà di decidere ciò che gli fa comodo: inaccettabile. Da “Huffington Post”.
Il sistema industriale ha praticamente chiuso e rimangono in piedi le attività economiche e produttive necessarie e indispensabili. E tra queste – secondo il governo – ci sono le fabbriche delle armi: cacciabombardieri F35, bazooka, carri armati. I lavoratori ci stanno ad ammalarsi per curare i malati negli ospedali, per garantire le pulizie delle strade, per guidare i mezzi pubblici, ma vale la pena rischiare di ammalarsi per montare la fusoliera di un cacciabombardiere o la torretta di un cingolato?
Dopo l’ultimo decreto del 23 marzo i ministri della Difesa Lorenzo Guerini e dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli hanno scritto una lettera all’AIAD (una sorta di confindustria dell’industria militare) riconoscendo la strategicità, “l’apicale importanza” delle produzioni che il governo ha voluto salvaguardare, “tutelando appieno” l’operatività di queste imprese, tra cui quelle militari. Poi, in modo pilatesco, i due ministri si appellano alle industrie federate all’AIAD per valutare se concentrare “l’operatività sulle linee produttive ritenute maggiormente essenziali e strategiche, e di contro, rallentare per quanto possibile l’attività produttiva e commerciale con riferimento a tutto ciò che non sia ritenuto, del pari, analogamente essenziale”.