Le vecchie ricette dei top di Cernobbio, l’assenza totale di azioni governative: dalla crisi così non si esce. Il 4 settembre Sbilanciamoci presenta e discute le sue proposte, nell’ottavo forum de “l’impresa di un’economia diversa”
Di fronte alla grave crisi che stiamo attraversando i top manager e gli esponenti del governo che si ritrovano a Cernobbio nella prima settimana di settembre si accaniscono a propagandare per l’ennesima volta – nonostante i fallimenti recenti – le vecchie ricette: la centralità del mercato, la riduzione dell’intervento pubblico e dei diritti nel mercato del lavoro, una competitività fondata sull’abbassamento dei costi del lavoro più che sulla ricerca e l’innovazione. Il neoliberismo di questi anni – fondato anche su una totale deregolamentazione della finanza e della circolazione dei capitali- ha clamorosamente fallito (con pesanti conseguenze sociali sulle persone) e ci aspetteremmo che i signori di Cernobbio lo riconoscessero, facendo un esame di coscienza su quanto hanno propugnato in questi anni.
In questi mesi il governo italiano ha sottovalutato la crisi, ha declamato facili ricette ed inutile ottimismo, si è reso colpevole di un ingiustificato ritardo e di un assurdo immobilismo. In due anni di governo sono stati emanati 10 provvedimenti “anti-crisi” che non hanno affatto fronteggiato le conseguenze produttive e sociali di un declino economico sempre più grave: la situazione del paese è invece progressivamente peggiorata. I 10 provvedimenti anti-crisi del governo hanno riproposto misure solo di facciata e simboliche.
Nella sua “contro Cernobbio” la campagna Sbilanciamoci formula 10 proposte alternative alle scelte fin qui fatte dal governo. Le prime cinque finalizzate a trovare 30 miliardi da utilizzare contro la crisi e le altre cinque indirizzate all’obiettivo di dare protezione sociale alle categore più esposte del paese e a rilanciare un’economia nuova e diversa. Le prime cinque sono concentrate su questi obiettivi: a) misure di legalità e giustizia fiscale (tassazione dei patrimoni sopra i 5 milioni di euro, innalzamento dell’aliquota sulle rendite finanziarie, progressività fiscale); b) riduzione delle spese militari e cancellazione del programma di acquisizione e costruzione dei cacciabombardieri F35; c) introduzione dell’open source nella pubblica amministrazione; d) cancellazione della costruzione del Ponte sullo Stretto e di tutte le altre grandi opere; e) messa all’asta delle frequenze liberate dal digitale terrestre.
Per fronteggiare la crisi e rilanciare l’economia, la campagna avanza altre cinque proposte: a) misure di protezione sociale (ampliamento degli ammortizzzatori sociali, reddito di cittadiannza, innalzmanto pensioni minime, servizi sociali); b) un piano di investimenti per le energie pulite e la mobilità sostenibile (fotovoltaico, trasporto pubblico locale, ecc); c) investimenti nell’università e nella ricerca (diritto allo studio ed edilizia universitaria, rafforzamento dell’offerta formativa, eccetera); d) un piano nazionale per le piccole opere di cui l’Italia ha bisogno (riassetto idrogeologico, manutenzione del sistema idrico, preservazione delle coste, eccetera); promozione di un’altra economia fondata sulla sostenibilità e la qualità sociale, anche grazie alla creazione di una banca di investimenti pubblici per favorire un “green deal” nel nostro paese. E’ questo anche un modo per ridare al settore pubblico un ruolo centrale nella finanza e nel sostegno all’economia reale.
Dopo il fallimento del neoliberismo e delle vecchie ricette del passato – e gli errori di questi mesi- è il momento di rilanciare un’idea nuova di economia e di sviluppo, che sicuramente non passa per il seminario dei top manager di Cernobbio, ma che può nascere dalla riflessione e dal lavoro comune di chi -come Sbilanciamoci e molti altri- tenta di costruire le basi di un pensiero economico alternativo a quello che ci ha portato fino a questa grave crisi.
La ControCernobbio si svolge il 4 settembre a Cernobbio e Como: per il programma vai qui