Come controllare la responsabilità sociale d’impresa, quando è cucinata in Indonesia e venduta in Europa? Il caso di Asia Pulp & Paper, multinazionale della carta
La responsabilità sociale delle imprese (Rsi), vale a dire l’attenzione di un’impresa ad un comportamento socialmente responsabile, rispondendo alle aspettative economiche, ambientali, sociali di tutti i portatori di interesse è un aspetto sempre più importante per le imprese. Tuttavia diversi sono i livelli di analisi della Rsi: il rapporto tra le imprese, i paesi e il sistema internazionale; il rapporto imprese e società civile ed infine la filiera produttiva.
L’esempio dell’AP&P (Asia Pulp & Paper) presenta tutti gli aspetti sopra citati. Impresa sino-indonesiana con sede a Singapore l’AP&P produce carta e cellulosa1. Le foreste indonesiane occupano il 3° posto, per estensione, sul globo terreste. Il Borneo indonesiano ha perduto negli ultimi decenni oltre il 75% delle foreste originarie. Il IV Rapporto dell’Ipcc del 2007, ha stimato che le emissioni dovute alla trasformazione d’uso del suolo (soprattutto deforestazione) negli anni ’90, ammontano a circa il 18% di tutte le emissioni aggiunte all’atmosfera in un anno da tutte le attività umane. L’Indonesia è il terzo paese al mondo per emissioni di CO2, dopo Usa e Cina.
Il problema è che Indonesia e Singapore sono due paesi con una scarsa sensibilità ambientale e rispetto dei diritti umani, dei lavoratori e dei bambini. Inoltre, anche la società civile è poco sensibile a tali principi2.
Il Wwf riuscì, dopo molte pressioni, a stringere un accordo con l’AP&P nell’agosto del 2003 dove in un progetto di 12 anni si prevedeva il miglioramento degli standard comportamentali nei confronti dell’ambiente: dedicando parte delle foreste in concessione ad aree di conservazione, approvvigionamenti da fonti controllate e soprattutto legali. Tuttavia niente di tutto questo fu fatto, tanto che un report del Wwf ne dichiarò il fallimento3.
Anzi, l’accordo con il Wwf fu utilizzato dalla AP&P per migliorare la propria immagine. Infatti, nel mentre l’AP&P continuava la sua attività illegale nella provincia di Riau, a Sumatra e di conseguenza il Wwf fu costretto a chiudere la collaborazione.
Amnesty International chiese un’indagine ufficiale sui fatti del dicembre del 2008 dove la polizia di Riau diede alle fiamme l’intero villaggio di Suluk Bongka, provocando la morte di due bambini. Mentre i contadini vennero processati e condannati per incitamento alla violenza e violazione della proprietà. L’Ap&P, grazie alla collusione con il ministero delle foreste ottenne rilasci al di fuori delle leggi4. Questo è il tragico epilogo di una guerriglia durata 12 anni tra le popolazioni indigene del villaggio, i Sakai, contro la Arara Abadi, del gruppo AP&P5.
La provincia di Riau è l’ area in cui si registrano più incendi in Indonesia. Sumatra è ormai da anni vittima del logging della compagnia, spesso le zone vengono deforestate senza le concessioni del Governo. Attualmente soltanto il 35% dei 700.000 ettari di foreste protette dall’Unesco come Riserva sono foreste naturali, il restante è dominato da piantagioni di acacia.
Oltre il danno anche la beffa, perché nel 2010, il governo indonesiano ha concesso alla AP&P di abbattere circa 200.000 ettari di foresta nel parco Bukit Tigapuluh6. E’ chiaro come i governi, così come le legislazioni e regolamentazioni indonesiane e di Singapore non siano sufficienti per porre sotto controllo l’AP&P e, a quanto pare, anche la società civile internazionale sembrerebbe sortire scarso effetto.
Il problema è che l’AP&P è un’azienda di estrazione, situata sulla parte alta della filiera produttiva, di conseguenza difficilmente attaccabile, da parte delle organizzazioni, in quanto non ha particolare interesse, economico e di immagine, a migliorare il proprio comportamento.
Ma nonostante la AP&P non compaia come industria sui packaging e sui prodotti cartari, non abbia la stessa visibilità di un’impresa di distribuzione, si trovi in una zona del mondo dal punto lontana da controlli e da un sistema di coordinamento internazionale, la moltitudine di illegalità sommerse per anni iniziano ad emergere spingendo associazioni ambientaliste a creare una rete di informazione e pressioni affinché questo sistema cessi.
In seguito ad una campagna contro l’AP&P, da parte della Rainforest Action Network, supportata in Europa dall’associazione italiana Terra!, si è giunti ad una svolta decisiva.
La campagna dapprima puntò alle imprese affiliate e di distribuzione e poi sui clienti; fu così che gruppi come Fuji Xerox, Ricoh, Corporate Express, Metro Group, Woolworths Ltd. e Idisa Papel cessarono di acquistare dalla AP&P. Ultimamente, il gruppo Gucci, che comprende Yves Saint Laurent, Alexander McQueen, Stella McCartney e Balenciaga; Ferragamo, Tiffany e H&M hanno deciso di non acquistare più dall’AP&P e non solo. Hanno deciso che entro il dicembre del 2010, ogni prodotto cartario utilizzato debba essere certificato FSC (Forestry Stewardship Council).
Di conseguenza, la fornitrice ufficiale di questi marchi, la PAK 2000, società internazionale controllata dall’AP&P ha deciso di intraprendere una nuova politica.
Il primo passo fu la richiesta della PAK2000 di uscire dal gruppo AP&P7 e, successivamente nel dicembre del 2009, la firma di un protocollo di intesa con la RAN che prevede un percorso congiunto che la porti a sviluppare una politica nel rispetto dei più elevati standard ambientali8.
Quindi nonostante gli eventi fossero a favore dell’AP&P, le organizzazioni internazionali, attraverso la loro azione nei confronti degli acquirenti, sono state in grado di isolare l’azienda e forse, nel tempo, a farle cambiare comportamento. Nonostante le difficoltà ed il tempo intercorso, le organizzazioni, operando in rete e risalendo lungo la filiera, sono riuscite a raggiungere un risultato importante verso una maggiore sostenibilità umana ed ambientale. Tanto che queste campagne di sensibilizzazione, definite dalle industrie “Black Campaign”, hanno già causato all’industria cartaria una perdita di oltre 1 miliardo di dollari9.
In conclusione, sembrerebbe proprio che i tempi siano cambiati. In passato, le multinazionali estrattive strappavano finanziamenti della Banca Mondiale per lo sviluppo dei paesi in via di sviluppo e per l’occupazione. Oggi anche gli organismi internazionali sono consapevoli che i danni e gli abusi legati all’ambiente si rivelano devastanti per l’economia. Naturalmente il primo danno è quello ambientale ma è anche un ostacolo alla crescita economica; a livello globale, la deforestazione causa la perdita di oltre 15 miliardi di dollari l’anno10. Fortunatamente, questo approccio allo sviluppo, sembrerebbe essere passato di moda.
1 Il prodotto viene estratto dalle piante di acacia che ad un ritmo vertiginoso stanno sostituendo le foreste pluviali e quelle torbiere, in particolare dell’Indonesia. La AP&P fa parte della holding Sinar Mas, l’industria produce, da sola, circa 15 milioni di tonnellate tra carta e cartone, all’anno. 2 Per la verità anche l’Italia non eccelle. Infatti, è il primo importatore europeo di carta e pasta di cellulosa, importa circa 50 milioni di euro di materia all’anno, proveniente dall’Indonesia e, tra i principali fornitori, risulta naturalmente anche la Asia Pulp and Paper. 3 Nonostante, la APP pubblicasse sul New York e London Times annunci pubblicitari riguardanti la sua “lodevole attività ambientalista” e di sostegno alla protezione delle foreste e delle specie a rischio, seguitava la sua attività illegale nella provincia di Riau, a Sumatra, devastando foreste torbiere, minacciando le tigri e gli elefanti che trovavano in quell’habitat la loro risorsa http://assets.wwfid.panda.org/downloads/executive_summary_of_app.pdf. 4 La stessa polizia di Riau denunciò l’industria cartaria per abusi sul territorio e taglio illegale, ma la AP&P ne uscì illesa, non solo, vincendo la battaglia sul controllo delle foreste a Sumatra. 5http://www.amnesty.org/en/for-media/press-releases/indonesia-investigate-forcible-destruction-homes-police-riau-20081223. 6 Il Parco protetto, nell’isola di Sumatra, è l’habitat naturale di specie gravemente a rischio come l’elefante e la tigre ed è l’unico luogo dove è stato reintrodotto con successo l’orango. 7 Inoltre, l’ultimo comunicato stampa pubblicato sul sito della PAK2000 conferma il disinvestimento della APP dalla PAK2000 e l’acquisizione della quota di maggioranza delle azioni della società di packaging da parte della Overveen General Netherlands B.V., gruppo di investimento privato olandese (http://www.pak2000.com/pdf/PAK_2000_Independence_Leadership_05_01_10.pdf). 8http://www.pak2000.com/pdf/PAK_2000_RAN_Joint_Letter.pdf. 9http://embassyofindonesia.it/indonesian-industries-suffer-us1-2-billion-due-to-black-campaign/. 10 Di cui 5 miliardi tra evasione fiscale, tasse non pagate o ricavi non versati.