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Tracciamenti dei contatti e democrazia: lettera aperta ai decisori

Preoccupazioni per la democrazia e la privacy per l’utilizzo della App Immuni nella fase 2 vengono avanzate dal centro Nexa del Politecnico con un appello che è stato firmato da centinaia di esperti di intelligenza artificiale, economia, politica.

L’uso di tecnologie e dati digitali svolge – e ancor più svolgerà – un ruolo importante nelle strategie di sanità pubblica attuate dagli Stati per contrastare l’epidemia COVID-19. Relativamente allo specifico, cruciale tema del tracciamento dei contatti, registriamo sia aspettative di efficacia molto dibattute per l’uso di un’applicazione per telefono mobile o dispositivi indossabili (nel seguito congiuntamente “app”), sia una preoccupante sottovalutazione dei rischi connessi alla messa in campo di “app” non adeguate.

L’adozione di una “app” può costituire un valido ausilio ma non può sostituire la professionalità del personale sanitario, che deve prendere le ultime decisioni e deve comunicarle con umanità e competenza alle persone coinvolte. Tale tecnologia dovrà essere inserita in una efficace strategia sanitaria complessiva e dovrà essere largamente accettata e utilizzata dalla popolazione. Affinché quest’ultima condizione si realizzi è essenziale che tale tecnologia sia trasparente, sia sicura e rispetti i diritti e le libertà fondamentali delle persone: solo così si potrà conquistare la fiducia dei cittadini e suscitare il loro desiderio di contribuire al contrasto dell’epidemia utilizzando una “app” installata sul loro dispositivo personale.

NON È SOLO UN PROBLEMA DI PRIVACY

Il potere generato dall’accesso e dal trattamento di grandi moli di dati personali è in grado di modificare profondamente i rapporti e le relazioni tra le persone e soprattutto tra i diversi attori sociali, tra consumatori e imprese e inevitabilmente tra i cittadini e lo Stato. È un potere reale ed ambito.

Il diritto alla protezione dei dati personali, diventato per la prima volta diritto fondamentale proprio qui in Europa, tenta di governare questo potere ed ha un perimetro molto più ampio della semplice tutela della riservatezza e della privacy, diritto a cui molti in questo periodo sono astrattamente disposti a rinunciare in cambio di sicurezza sulla propria salute.

I sistemi di sorveglianza e profilazione di massa resi possibili dalle tecnologie digitali, generano facilmente diseguaglianze e discriminazioni e senza adeguate e stringenti garanzie possono minare l’esercizio di tutti i diritti della persona, nessuno escluso.

La complessa disciplina che ha trovato uniforme regolamentazione nel GDPR, nelle varie Direttive collegate e nelle leggi nazionali, mira a tutelare non solo e non tanto la privacy, ma in ultimo la dignità della persona nel corretto esercizio dei suoi diritti fondamentali.

Per queste ragioni le scelte politiche che come società faremo in questo particolare momento di emergenza nell’utilizzo di tecnologie digitali per la lotta al contenimento ed alla diffusione del virus saranno determinanti nel disegnare domani il rapporto tra cittadini e Stato. Anche la scelta di una semplice “app” determinerà se siamo in grado di utilizzare la tecnologia per proteggerci e migliorare le nostre esistenze, all’interno delle democrazie che abbiamo così faticosamente costruito, oppure se, attratti dal potere costituito dall’accesso ai dati personali della popolazione (in particolare i dati sanitari), l’emergenza diventerà, come accaduto spesso in passato, l’occasione per consolidare o creare nuovi poteri e contribuire a realizzare una società della sorveglianza che annullerebbe la dignità della persona e svuoterebbe le libertà civili e sociali.

Per queste ragioni è essenziale che la scelta di una tecnologia di tracciamento del contagio per la gestione della cosiddetta “fase 2” sia aderente e non in deroga alle garanzie dettate dalla normativa europea in tema di protezione dei dati personali e più in generale ai diritti fondamentali.

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