La kermesse sull’industria della difesa rinviata a data da destinarsi, avrebbe dovuto tenersi l’11 settembre. Stop ReArm Europe (riuniti al polo Esquilino): “Una vittoria, ma continueremo a bloccare le politiche belliciste ovunque”.
Dopo le proteste, e mentre si stava organizzando una mobilitazione per contestarlo, arriva la decisione: il Defence Summit, evento legato alle aziende della difesa che avrebbe dovuto tenersi il prossimo 11 settembre all’Auditorium della Musica di Roma, è stato rinviato.
La decisione, fanno sapere gli organizzatori, è stata presa in seguito «all’evoluzione della situazione geopolitica internazionale». Ma a quanto si apprende da fonti del ministero della difesa, la decisione di rimandare la manifestazione sarebbe legata alla mancata condivisione da parte di Guido Crosetto sia dell’impostazione con cui l’evento era stato concepito, sia delle modalità organizzative previste. Tutto, insomma, lascia intendere che la scelta sia dovuta anche alle pressioni della società civile che da settimane aveva fatto sapere di non potere tollerare, di fronte allo scenario di guerra globale, che una kermesse del genere potesse celebrarsi come se nulla fosse.
«In questa ‘fiera delle armi’ sarebbe andata in mostra, tra le altre cose, la stessa tecnologia militare che l’Italia fornisce a Israele per il genocidio in corso del popolo palestinese a Gaza e in Medio Oriente – fanno sapere da Stop Rearm Europe – Soprattutto in questo momento storico, sarebbe stata scandalosa non solo all’Auditorium, perché in contrasto con le sue finalità statutarie, ma in qualunque sede. L’evento pertanto dev’essere annullato in via definitiva». Il cartello che riunisce oltre settanta sigle rinnova l’impegno per i prossimi mesi: «La mobilitazione per la pace, per il disarmo e contro il riarmo è ormai permanente – affermano – Sarà in ogni sede e in ogni luogo per bloccare le politiche belliciste finché queste non batteranno in ritirata. Laddove l’economia di guerra e l’autoritarismo minacciano stato sociale e democrazia, la mobilitazione sociale permanente è l’ultimo baluardo per la tutela dei diritti e della libertà d’espressione». Per quest’oggi era in programma, al Polo civico dell’Esquilino alle 18, un’assemblea per organizzare la contestazione: la riiunione si terrà lo stesso perché, dicono gli organizzatori, è il caso di tenere alta l’attenzione sull’evento che al momento risulta solo rimandato.
La notizia del rinvio dell’evento è accolta con favore dalle forze politiche che a sinistra avevano espresso contrarietà, Avs, le reti civiche, Rifondazione. «Di fronte alla prospettiva di una crescente mobilitazione della citta, il governo Meloni fa marcia indietro – affermano da Sinistra civica ecologista – La nostra Costituzione è chiara: l’Italia ripudia la guerra. Sce continuerà a vigilare e a tenere alta la bandiera di pace, affinché Roma non diventi mai palcoscenico per iniziative belliche. Roma deve rimanere città di dialogo, accoglienza e pace nel Mediterraneo, in netta opposizione alle politiche di guerra e riarmo del governo Meloni». Anche Amedeo Ciaccheri, presidente del municipio VIII della capitale, si dice «soddisfatto, perché fin dall’inizio abbiamo denunciato l’incompatibilità tra Roma città di pace e una tale vetrina per i mercanti di armi». «Salutiamo la notizia dello stop dell’osceno Defence Summit, fiera di quella che Papa Francesco definiva economia assassina – aggiunge Maurizio Acerbo dal Prc – Bisogna fermare il riarmo e la guerra. I soldi delle nostre tasse vanno spesi per la sanità, la scuola, i trasporti, i servizi pubblici non per arricchire i mercanti di morte.
«Questa è una prima vittoria – afferma Gianluca Peciola, attivista di Stop Ream Europe – La vittoria di una battaglia. Per me l’iniziativa della morte va fermata ovunque verrà fatta. La lotta paga, ma la mobilitazione continua».
Articolo pubblicato il 27 agosto da il manifesto