Servono più docenti per migliorare le performance degli Atenei. Ma il merito non si può misurare in base alla ricchezza dei territori. Da Il Corriere della Sera.
Si sta sviluppando un’interessante discussione sulle azioni del Piano di Rilancio per università e ricerca. Opportuna. C’è il rischio che il Piano preveda interventi straordinari ma senza incidere sull’attività ordinaria; peggio, come paventato dalla Senatrice Elena Cattaneo, che crei «feudi dorati», concentrando la maggior parte delle risorse verso chi «si autoproclama eccellente». Discussione cruciale. Che va condotta partendo dagli aspetti più importanti. I modestissimi livelli italiani di istruzione terziaria sono, semplicemente, incompatibili con l’economia contemporanea; riducono le opportunità di mobilità sociale e di partecipazione alla vita collettiva. La percentuale di giovani (25-34 anni) laureati è in Italia meno del 28%, 11 punti inferiore alla media comunitaria; in Lombardia è la metà delle regioni di Londra e Parigi; in Sicilia (sotto il 20%) minore di tutte le regioni europee, escluse alcune aree rurali rumene. Per un’Italia migliore servono più studenti, più laureati.