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La scure del governo si abbatte sull’automotive

Con il Ddl Bilancio 2025 il governo taglia l’80% del Fondo automotive, 4,6 miliardi di euro in meno nei prossimi 6 anni. Un definanziamento sconcertante, che incombe sul futuro di lavoratori e imprese della filiera e che compromette la transizione dell’automotive verso una mobilità a zero emissioni.

Un enorme taglio di 4,6 miliardi di euro nel Disegno di Legge di Bilancio 2025: la scure del governo Meloni si abbatte sul cosiddetto “Fondo Automotive”, ovvero il “Fondo per la transizione verde, la ricerca, gli investimenti del settore e per il riconoscimento di incentivi all’acquisto di veicoli non inquinanti” istituito dal governo Draghi con il Decreto Legge 17/2022, con una dotazione complessiva di 8,7 miliardi fino al 2030.

I numeri della manovra finanziaria sono impietosi e parlano chiaro: dal 2025 e fino al 2030 andranno al Fondo Automotive solo 200 milioni di euro l’anno, per un totale di 1,2 miliardi, a fronte dei 5,8 miliardi previsti per i prossimi sei anni. Una riduzione complessiva pari all’80%, in pratica una cancellazione del Fondo.

Viene così sostanzialmente azzerato il piano di incentivi per l’acquisto di auto, che con l’Ecobonus è valso quasi 2 miliardi di euro tra 2023 e 2024. Lo stesso vale per i contratti di sviluppo e gli accordi di innovazione, che hanno destinato 800 milioni di euro negli ultimi due anni per finanziare progetti di investimento produttivo e di ricerca e sviluppo per le imprese della filiera automotive centrati su tecnologie, componenti elettroniche e software avanzate, sistemi di guida assistita e di ricarica per veicoli elettrici.

Una decisione incomprensibile, miope e autolesionista di fronte alle difficoltà che il settore dell’auto sta affrontando in Italia e in Europa e alle sfide della transizione ecologica con il passaggio dal motore endotermico a quello elettrico. Fare cassa mettendo a rischio il futuro di migliaia di lavoratori e imprese e sacrificando un’intera filiera che rappresenta un asset industriale strategico per il Paese, per continuare a finanziare le industrie degli armamenti, è quanto di più sbagliato si possa immaginare.

La strada da seguire è quella opposta, non solo cancellando il taglio previsto in Legge di Bilancio, ma investendo molto di più sul settore, salvaguardando l’occupazione e sostenendo senza esitazioni una giusta transizione ambientale e sociale verso una mobilità a zero emissioni.