Il profilo di salute dell’Ucraina già prima dell’invasione russa era, purtroppo, tra i peggiori del vecchio continente. La ricostruzione del tessuto sociale lacerato non è scontata, né immediata dopo la fine della guerra. Da Scienza in Rete.
I bambini morti, il sangue, le donne violentate, le città devastate…a questa narrazione della guerra che ci viene proposta quotidianamente non possiamo sottrarci e forse nemmeno dobbiamo. Dovremmo però porci in modo attivo con il pensiero e, potendo, con il fare per costruire valori di pace. Ci sono altri effetti della guerra, meno evidenti di quelli che percepiamo da lontano, ma non meno devastanti e duraturi per la salute delle persone che li subiscono. Questa narrazione manca, eppure è (dovrebbe essere) cruciale per ogni discussione strategica sulle settimane a venire: la guerra compromette in maniera drammatica e prolungata la salute delle popolazioni anche per lungo tempo dopo la fine del conflitto e altera i sistemi sanitari spesso già precari nei paesi colpiti.
Il secolo scorso ha visto oltre 190 milioni di morti legati ai conflitti, ma se per la prima guerra mondiale solo 1 su 7 si contava tra i civili, con la seconda i civili rappresentavano già due terzi degli scomparsi, oggi, pur nella grande difficoltà di attribuzioni certe, il 90% dei morti va annoverato tra la popolazione civile. A questi bisogna aggiungere gli invalidi di guerra, i desplazados e i rifugiati.