Quel che è successo nel caso Mussari ripete un copione noto, da New York a Siena: operazioni finanziarie spericolare per coprire perdite presenti e rimandarle a bilanci futuri. Ci sono in altre realtà finanziarie italiane altre perdite nascoste dentro titoli tossici?
L’anno 2013 non si apre sotto buoni auspici sul fronte finanziario. Così negli Stati Uniti Obama, andato a casa Geithner, amico dei banchieri, ha nominato come nuovo ministro del Tesoro J. Lew, un amico ancora più stretto degli stessi, ma che, se non altro, non potrà fare molto peggio del primo. Ricordiamo soltanto come ambedue i personaggi siano stati dei convinti campioni della deregulation finanziaria portata avanti durante la presidenza Clinton e che ha a suo tempo tanto contribuito ai guai nei quali oggi ci troviamo. La nomina di Lew non appare certo una buona premessa alla possibilità di risolvere presto i tanti problemi aperti nel sistema finanziario internazionale.
In Italia invece abbiamo nel nostro piccolo il caso dell’avvocato Giuseppe Mussari, lui stesso un banchiere.
Le vicende del Monte dei Paschi di Siena e di Mussari, che sono venute di nuovo alla ribalta in questi giorni, dopo che avevano già riempito le cronache finanziarie dei giornali l’anno scorso, indicano intanto che la serie degli scandali che riguardano il sistema bancario internazionale continua imperterrita ormai da molti mesi e non accenna a calmarsi.
Tra gli ultimi episodi di tale saga ricordiamo soltanto, per le sue dimensioni, quello della Citigroup e di alcune altre banche operanti negli Stati Uniti, istituti che qualche settimana fa sono stati condannati a pagare un’ammenda di ben 20 miliardi di dollari per aver manipolato le cose a danno dei loro clienti per quanto riguardava una serie di operazioni relative ai mutui sub-prime.
Qualcuno è arrivato a pensare, a proposito di tali scandali a catena, che ormai il sistema finanziario di molti paesi è soprattutto una gigantesca catena di Sant’Antonio, una immensa trappola truffaldina, un Ponzi scheme che va avanti con la sostanziale complicità dei politici e degli organismi di sorveglianza dei vari paesi.
Ricordiamo intanto che, nel nostro caso, Mussari, che ha passato in posizione di comando più di dieci anni a Siena, aveva già contribuito a compromettere il bilancio e la stessa sopravvivenza della banca con una spericolata operazione di acquisizione della Antonveneta, acquisizione che era stata pagata molto di più del suo valore reale. Si sospetta a questo proposito che ci possa essere dietro anche qualche episodio di corruzione.
Sottolineiamo, per la eventuale curiosità del lettore, che il valore delle azioni della banca si è ridotto, negli ultimi cinque anni, di circa il 90%.
Naturalmente sta arrivando il salvataggio dell’istituto con i soldi dello Stato, in questo caso sotto forma di Tremonti bond e di Monti bond per svariati miliardi di euro, 3,9 per la precisione, salvo accertamenti ulteriori.
C’è da riflettere, per altro verso, se non sia ormai il caso, come su di un altro piano anche per quanto riguarda le vicende dell’Ilva, di arrivare al più presto alla presa in carica diretta da parte del settore pubblico di due realtà che non riusciranno ad andare ormai avanti senza i soldi dello Stato, come nel caso della società siderurgica apparirà sempre più chiaro nei prossimi mesi. Siamo da tempo convinti che sia ormai tempo, in effetti, di ripensare ad una nuova stagione dell’intervento pubblico in economia, intervento che non può peraltro consistere nell’accettare le perverse strategie in questo momento portate avanti in proposito dal gruppo dirigente della Cassa Depositi e Prestiti.
Scoperti i problemi finanziari della banca, Mussari si è dovuto dimettere e naturalmente, così vanno le cose da noi, è stato nominato presidente dell’Associazione Bancaria Italiana. Ma se uno legge il bel libro intervista, uscito pochi mesi fa, e che Mucchetti ha tratto da una serie di colloqui con l’ex banchiere Geronzi, non si meraviglia più di nulla, almeno sul terreno finanziario.
Da rilevare inoltre che, dopo aver fatto carriera al Monte anche come esponente di quel partito che oggi è il Pd, arrivato all’Abi con l’entusiastico sostegno di Profumo, ha scoperto che anche tale ente aveva anch’esso problemi di bilancio. L’avvocato ha così portato avanti una ristrutturazione selvaggia del personale, mandando a casa tanti giovani e lasciando al loro posto ovviamente tutte le vecchie cariatidi. Ma i conti ora sembra che siano salvi, sino almeno alla prossima ristrutturazione. Peccato che la macchina giri ora peggio di prima.
Adesso si scopre che, a suo tempo, egli avrebbe nascosto i conti veri del Monte, attraverso tre operazione spericolate sui derivati con le solite e ben note banche d’investimento internazionali, operazioni che hanno permesso di rimandare ai bilanci futuri delle partite che erano invece di pertinenza di quelli passati. Naturalmente nessuno ne sapeva ufficialmente nulla. Non solo, ma questi contratti sui derivati sono andati a finire male, come in tanti altri casi già venuti alla luce negli anni scorsi, e la cosa dovrebbe costare qualche centinaio di milioni di euro di ulteriori perdite all’istituto – gli accertamenti precisi sono ancora in corso –, soldi che naturalmente finiremo per pagare noi. Mussari si proclama innocente e dichiara di essersi dimesso soltanto per non coinvolgere l’Abi nella vicenda.
Peraltro, l’emergere di questo episodio fa sorgere un atroce sospetto. Le operazioni sui derivati producono i loro effetti sull’arco anche di molti anni e chissà che non solo il Monte dei Paschi, ma anche molte altre realtà finanziarie non abbiano nascosto le perdite sotto il tappeto e non riescano a tenerle coperte ancora per qualche tempo. Aspettiamo a piè fermo gli eventi, temendo ahimè che saranno ancora una volta i cittadini a dover pagare per questi scempi, magari scoprendo poi che qualcuno dei responsabili sarà nominato alla testa di qualche altro importante organismo nazionale, forse con il compito di risanarlo.