Se l’inflazione nell’eurozona superasse la soglia del 2%, le autorità monetarie potrebbero decidere di invertire la direzione della politica monetaria, riducendo i programmi di acquisto e spingendo al rialzo i tassi di interesse. L’unico rimedio sarebbe una politica fiscale europea fortemente progressiva. Da Eticaeconomia.
La crisi pandemica non smette di porre sfide e problemi economici in rapida successione: mentre ancora ferve la discussione sulle modalità di completamento della campagna vaccinale, sugli effetti del PNRR, sull’efficacia delle misure di sostegno all’occupazione, arriva a bussare alle nostre porte l’inflazione. Un nemico che non incontravamo da almeno trent’anni, da quando, cioè, viviamo sotto l’ombrello della “Grande moderazione”: per alcuni decenni un mix di competizione internazionale sui costi, salari reali stagnanti e crescita della produttività trainata dall’innovazione tecnologica, hanno infatti consentito, a livello mondiale, una crescita senza inflazione. Questa si è accompagnata, secondo la lettura proposta da Ben Bernanke e Larry Summers, a un sistematico eccesso di risparmi sugli investimenti che ha determinato una lunga fase di “stagnazione secolare” caratterizzata, appunto, da bassa crescita e stabilità dei prezzi. È possibile che l’attuale Pandemia apra adesso una nuova epoca segnata dal ritorno dell’inflazione?
Il timore dell’inflazione è stato evocato a gennaio nei dibattiti d’oltreoceano sui possibili effetti del programma fiscale di Biden e delle politiche monetarie espansive attuate dalla FED per rispondere alla pandemia.