Tre commemorazioni di Domenico Mario Nuti, economista amico anche di Sbilanciamoci, allievo di Kaldor e di Dobb, professore a La Sapienza, morto a Firenze prima di Natale. Da Eticaeconomia.
Conobbi Domenico Mario Nuti nel 1995, seguendo il corso di Sistemi economici comparati, che teneva alla Sapienza di Roma. Per me si trattava dell’ultimo esame prima della laurea, un corso opzionale – come lo chiameremmo oggi. Avendo scelto di analizzare i rapporti tra gestione del debito pubblico e sviluppo del sistema finanziario, negli Stati Uniti, in Germania e in Italia, come tema della mia tesi di laurea in Economia monetaria, il corso di Nuti mi parve la scelta giusta. Il mio relatore, Marcello de Cecco, fu d’accordo con me e mi raccomandò di seguire con attenzione le lezioni di quel professore, che de Cecco stimava moltissimo e di cui era amico dai tempi comuni passati all’Università di Cambridge.
Il corso era diviso in due parti principali, la prima dedicata ai sistemi economici capitalistici e al confronto tra il modello anglosassone e i capitalismi dell’Europa continentale, con particolare riferimento al modello renano e ai temi dell’integrazione europea. Nella seconda parte si affrontava il tema dell’economia pianificata, le differenze tra i modelli sovietico, cinese, polacco e iugoslavo, i problemi della transizione dalle economie post-socialistiche verso il capitalismo e il mercato. Sullo sfondo, il tema della globalizzazione che allora si affacciava nelle aule universitarie.