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Il rimbalzo del Pil manda in soffitta la riforma degli ammortizzatori

Dopo un anno di stallo, il governo Draghi presenta una nuova proposta di riforma che però non va in nessun modo nella direzione universalistica auspicata dalla Commissione Catalfo. Vale la prevalenza ideologica (e politica) di chi vede negli ammortizzatori un mero strumento assistenziale e ritiene che la disoccupazione perlopiù causata da svogliatezza o da scarse […]

La scorsa estate, al primo accenno di rimbalzo del Pil italiano, gli strumenti di sostegno al reddito, che sino a quel momento avevano garantito la tenuta della domanda, delle imprese e dell’intera economia, sono finiti sul banco degli imputati. Le argomentazioni sono ormai note: le imprese non trovano braccia a sufficienza perché i potenziali lavoratori, soprattutto quelli più giovani, verrebbero impigriti dalla eccessiva generosità dei sussidi pubblici, in primis il Reddito di Cittadinanza. Un discorso analogo sembra valere per gli altri strumenti di sostegno al reddito, dalla Cassa Integrazione (CIG) alla NASPI, colpevoli di accrescere indirettamente lo stipendio minimo ritenuto accettabile dal lavoratore medio.

Si tratta di una lettura priva di qualsiasi fondamento: se gli strumenti di sostegno al reddito avessero realmente disincentivato l’accettazione di posti di lavoro che, nella maggioranza dei casi, sono temporanei, a basso salario e ad elevato sfruttamento, ci sarebbe stato di che rallegrarsi. Purtroppo, però, le frizioni che pure in una qualche misura si osservano all’interno del mercato del lavoro sono in realtà il frutto di smottamenti strutturali  – i.e. mobilità interna, riorganizzazione familiare, informalità e accesso a mercati parzialmente invisibili come quelli della logistica e delle piattaforme digitali – si vedano, ISTAT (2021) e Barbieri e Guarascio (2021)). Il riassestamento ha richiesto qualche mese, ma le cose sembrano già essere tornate agli standard pre-pandemici: se non si è in stagnazione e il Pil italiano cresce, come in questa fase, lo fa creando prevalentemente lavoro precario e sottopagato. Soprattutto per i giovani e le donne.

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