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Ici abolita, quel che resta ai Comuni

Il governo quantifica l’ammontare del “buco” Ici. E promette ai Comuni di coprirlo entro fine anno. Con buona pace della retorica federalista, il fisco si ricentralizza

E’ passato quasi in sordina, nei giorni scorsi, l’annuncio del governo che si è detto pronto a trasferire entro la fine dell’anno altri 1,2 miliardi ai Comuni per compensarli della perdita del gettito Ici. Una sanzione definitiva – se ancora ce ne fosse bisogno – di quel che è avvenuto nel sistema fiscale e delle autonomie italiane quando il governo Berlusconi ha abolito l’Ici sulla prima casa. Adesso sappiamo, più o meno, quanto quella manovra è costata, e come ha ridisegnato il sistema fiscale italiano spostando un pezzo delle sue risorse dalle periferie al centro, cioè in direzione opposta a quella che i partiti al governo affermano di voler seguire.

A suo tempo, quando appena vinte le elezioni del 2008 il governo Berlusconi-Tremonti ha abrogato del tutto l’Ici sulla prima casa – che già era stata di fatto abolita, per i proprietari a più basso reddito, dal precedente governo Prodi -, i Comuni ebbero ampie rassicurazioni: sarete risarciti del mancato incasso. Già. Ma quanto è il mancato incasso? Partirono sfide a colpi di stime e controstime (molto utile e riassuntivo l’articolo di Bruno Caprettini e Corrado Pollastri, L’Ici si è rotta, ma chi (e quanto) paga?). I Comuni alzarono la voce, con l’avvicinarsi della chiusura dei bilanci 2008 e dei preventivi per il 2009 senza alcun lume su quanto sarebbe arrivato dallo Stato. Qualcuno – il Comune di Genova, per esempio – arrivò addirittura a fare due bilanci di previsione, un Piano A e un Piano B, modulati diversamente a seconda di quanti soldi sarebbero arrivati dallo Stato a copertura dei mancati incassi Ici. La vicenda delle compensazioni Ici si è trascinata, andandosi a incastrare con quella del Patto di Stabilità e comprimendo ancora di più i bilanci dei Comuni.

Adesso, il sottosegretario Davico – che sull’home page del suo sito riproduce le parole del grande padre del federalismo, Umberto Bossi, “La Lega è come un bambino, è il frutto dell’amore” – dà qualche numero utile per fare un bilancio, annunciando entro la fine dell’anno l’arrivo di 1 miliardo e 200 milioni per coprire l’ammanco Ici. 1,2 miliardi, che andrebbero ad aggiungersi al 2,6 erogati nella prima parte del 2009. E che però dovrebbero anche coprire un buco di 436 milioni rimasto dall’anno scorso. A conti fatti, il beneficio portato nelle tasche dei proprietari di case – che non sono dei ricconi, ma neanche, per definizione, dei senzatetto – costa tra i 3,5 e i 3,8 miliardi l’anno allo Stato. Questa somma, prima gestita autonomamente dai Comuni, deve essere adesso annualmente pietita presso lo Stato centrale: o i Comuni si rassegnano a tagliare parte di servizi e prestazioni ai cittadini, o aspettando l’elemosina dal Davico di turno, restando fino alla fine dell’anno nell’incertezza sull’effettiva erogazione della somma. E’ questo il federalismo che si invoca e celebra ogni anno armeggiando con le ampolle dalle parti del dio Po?