San Paolo: la riunione dei ministri economici e dei governatori delle banche centrali con l’annuncio del governo brasiliano. Nei paesi del G20 risiedono quattro dei cinque miliardari globali. Oxfam rilancia la campagna firme “La grande ricchezza” per un’imposta europea sui grandi patrimoni. Da il manifesto
Il ministro delle Finanze brasiliano Fernando Haddad proporrà la tassazione dei grandi patrimoni durante la prima riunione dei ministri delle Finanze e dei governatori delle Banche centrali del G20 in programma oggi e domani a San Paolo. «Metteremo sul tavolo una proposta per la tassazione dei super-ricchi basata sulle migliori ricerche disponibili – ha detto il ministro che nel frattempo è risultato positivo al Covid – L’agenda della tassazione della ricchezza e della progressività del reddito è essenziale per affrontare gli ostacoli economici della disuguaglianza». Per l’Italia ci saranno il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti e il governatore di Bankitalia Panetta.
Una proposta di riforma del sistema internazionale della tassazione era stata già annunciata dal presidente brasiliano Ignacio Lula l’anno scorso, durante la presidenza indiana del G20. «Imposte più elevate sulla ricchezza e sul reddito dei più facoltosi potrebbero generare cospicue risorse, indispensabili – sostiene Misha Maslennikov, policy advisor sulla giustizia fiscale di Oxfam Italia – Negli ultimi decenni la progressività e il potenziale redistributivo del sistema di imposte e trasferimenti si sono notevolmente ridotti. Contestualmente si è ridimensionato il prelievo in capo alle persone più facoltose. Su questo oggi abbiamo bisogno di un’inversione di tendenza. L’iniziativa della presidenza brasiliana del G20 va in questa direzione. I dati mostrano come nel 2022 l’1% più ricco, in termini reddituali, nei paesi del G20 ha percepito 18.000 miliardi di dollari. Un ammontare superiore al pil della Cina. Nei G20, in media, per ogni dollaro di gettito fiscale, meno di 8 centesimi provengono oggi dalle imposte sul patrimonio, mentre più di 32 centesimi (oltre quattro volte tanto) arrivano dalle imposte su beni e servizi che gravano in modo sproporzionato sulle famiglie a basso reddito». In occasione della riunione a San Paolo Oxfam rilancerà la raccolta firme #lagrandericchezza a supporto dell’iniziativa dei cittadini europei per l’istituzione di un’imposta sui grandi patrimoni. «Un’imposta progressiva sui patrimoni netti superiori a 5 milioni di dollari potrebbe generare quasi 1500 miliardi di dollari all’anno per i paesi del G20» sostiene.
Il Brasile di Lula si propone anche di proporre misure a sostegno della lotta alla fame, alla povertà e alle diseguaglianze. A tale proposito è stata formalizzata un’«Alleanza globale contro la fame e la povertà», un fondo da 79 miliardi di dollari l’anno a cui si aggiunge il cosiddetto «debt swap» che prevede uno scambio del debito con investimenti e migliori condizioni di accesso al credito e ai finanziamenti.
Le ambizioni del G20 brasiliano si incastrano in un’agenda politica ambiziosa. L’anno prossimo Lula presiederà il gruppo BRICS+ (esteso Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi Uniti e Iran) e la trentesima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP30). In questo quadro il paese che aspira ad essere il capofila del cosiddetto «Sud globale» e a proporre la rinegoziazione del debito estero per i «paesi in via di sviluppo» e una difficile riforma delle istituzioni multilaterali, a cominciare dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ambizioni difficili da realizzare, in realtà, considerato il contesto di guerra, di frammentazione e di concorrenza globale tra entità imperiali. Senza contare la debolezza dei BRICS+ non certo omogenei come ha dimostrato l’abbandono dell’Argentina dell’ultraliberista reazionario Milei. I risultati del progetto sono modesti, fino ad oggi.
Lula ha mostrato un certo pragmatismo incassando il sostegno della segretaria Usa al Tesoro Janet Yellen che ha sostenuto sia la sua riforma tributaria che ha semplificato il sistema dei prelievi sul consumo, ridotti da cinque a due, sia il progetto di aiutare la transizione energetica di altri paesi con la produzione brasiliana di «idrogeno verde». Il Brasile pensa inoltre di aumentare il fondo per il clima da 10 a 20 miliardi di dollari. Yellen ha detto di sostenere l’ipotesi, avanzata da alcuni paesi europei, di usare 300 miliardi di beni russi «congelati» per sostenere l’Ucraina. Secondo la Yellen questa azione convincerebbe Putin a «sedersi al tavolo per negoziare una pace giusta con l’Ucraina».
Articolo pubblicato da il manifesto del 28 febbraio 2024