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Rilanciamo il disarmo nucleare

Il summit a Madrid dell’Iniziativa di Stoccolma ha rilanciato a luglio l’obiettivo mondiale del disarmo nucleare e rilanciato il Trattato di non proliferazione, ma il processo nei fatti langue. E ci sono segnali in controtendenza da Londra, da Pechino, mentre viene rimandata la ripresa del negoziato Usa-Iran.

Nel luglio scorso si è tenuta a Madrid la Quarta riunione ministeriale dell’Iniziativa di Stoccolma per il disarmo nucleare. Il meeting è stato copresieduto dai ministri degli esteri della Spagna, Arancha González Laya, della Svezia, Ann Linde, e della Germania, Heiko Maas, con la partecipazione di Argentina, Canada, Finlandia, Germania, Indonesia, Giappone, Giordania, Kazakhstan, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del Sud, Spagna, Svezia e Svizzera.

L’Iniziativa di Stoccolma, avviata nel 2019 con 16 ministri degli esteri di Stati non dotati di armi nucleari (NNWS), intende rafforzare il Trattato di non proliferazione (TNP), promuovendo il disarmo nucleare per un mondo libero dalle armi nucleari. Nel 2020 l’Iniziativa ha presentato a Berlino 22 precise proposte (le cosiddette “Stepping Stones“) per dare nuova linfa ad un processo di disarmo che langue.

L’accordo recente tra Joe Biden e Vladimir Putin per prolungare la validità del trattato New Start per un altro quinquennio è certamente un segnale  positivo, come anche la loro dichiarazione che una guerra nucleare non può essere vinta da nessuno, considerate le devastanti conseguenze umanitarie di un simile conflitto per tutti i contendenti (lo avevano da tempo messo in evidenza con un documento congiunto la Croce Rossa Internazionale e la Mezzaluna Rossa Internazionale).

Rimane, però, una serie di segnali inquietanti, a partire dal lento, se non lentissimo processo di riduzione delle testate, che a distanza di mezzo secolo dalla firma del TNP vede ancora circa 4.000 testate pronte all’uso e altre 9.000 variamente distribuite.

Come leggere questa tabella: Le “testate strategiche schierate” sono quelle schierate sui missili intercontinentali e nelle basi dei bombardieri pesanti. Le “testate non strategiche schierate” sono quelle schierate su basi con sistemi di lancio operativi a corto raggio. Le testate “di riserva/non schierate” sono quelle non schierate sui lanciatori e in deposito (le armi nelle basi dei bombardieri sono considerate schierate). La “scorta militare” comprende testate attive e inattive che sono sotto la custodia dei militari e destinate all’uso da parte dei vettori. L'”inventario totale” include testate nella scorta militare e testate ritirate, ma ancora intatte, in coda per lo smantellamento.

La Gran Bretagna, dopo la Brexit, ha annunciato nel marzo scorso di voler incrementare il suo arsenale nucleare del 40%, arrivando ad un massimo di 260 testate. La Cina, altra firmataria del TNP, nel 2018 aveva 290 testate e ora se ne stimano 350, seppur non schierate, cioè non pronte immediatamente a partire. Diversi paesi europei, ufficialmente non dotati di armi nucleari come il Belgio, la Germania, l’Italia, i Paesi Bassi e la Turchia, ospitano comunque sul proprio territorio nazionale le bombe statunitensi B-61. La Corea del Nord procede nel suo programma nucleare, rimanendo al di fuori del TNP, come anche India, Israele e Pakistan. Dopo la decisione dell’amministrazione Trump di bloccare l’accordo precedentemente firmato con l’Iran, con Obama nel 2015 (JCPOA), finalizzato ad evitare che Teheran si dotasse di tali armi, i negoziati non sono ancora ripresi. Ancora segnano il passo il Trattato di divieto globale degli esperimenti nucleari (CTBT), il Trattato di divieto globale degli esperimenti nucleari (CTBT), il Trattato di interruzione del materiale fissile (FMCT), l’istituzione di una zona mediorientale libera da armi nucleari. Infine, la periodica Conferenza quinquennale di Revisione del TNP (2015)  non è riuscita a produrre alcun passo in avanti. L’anno scorso essa è stata rinviata, ufficialmente a causa della pandemia, al prossimo agosto 2021. Per la nuova amministrazione Biden sarà un banco di prova per vedere se si riesce ad uscire dall’impasse precedente.

E’ per questo che i ministri degli Esteri di Germania, Spagna e Norvegia, Heiko Maas, Arancha Galez Laya e Anne Linde, in occasione della riunione dell’Iniziativa di Stoccolma del luglio scorso, hanno lanciato un pubblico appello per una riduzione significativa del numero di testate e per gettare le basi per “una nuova generazione di accordi sul controllo degli armamenti” strategici. In particolare Maas ha dichiarato che “dobbiamo costruire su questo ora, attraverso passi chiari con cui gli Stati dotati di armi nucleari adempiono al loro obbligo e responsabilità di disarmare”. Infatti il TNP parla di disarmo, ma non ne fissa le tappe e i tempi.

Se queste dichiarazioni sono certamente condivisibili, appare interessante la posizione di questi tre paesi (Germania, Spagna e Norvegia), membri dell’Alleanza Atlantica, la quale ha recentemente ribadito l’importanza dell’arma nucleare dichiarando l’“impegno a mantenere un mix appropriato di capacità di difesa nucleare, convenzionale e missilistica per la deterrenza e la difesa”, come recita il  Comunicato del vertice di Bruxelles, rilasciato dai Capi di Stato e di Governo partecipanti alla riunione del Consiglio Nord Atlantico del 14 giugno 2021.

Ciò significa che anche nell’ambito di governi vicini alla superpotenza statunitense, non solo alleati della NATO (come appunti i tre indicati nonché il Canada e i Paesi Bassi), ma anche altri come il Giappone e la Corea del Sud (partecipanti all’Iniziativa di Stoccolma), si avverte la pericolosità di queste armi di distruzione di massa, che non è un’invenzione dei pacifisti, ma una realtà ben concreta.

Tale minaccia sta aumentando esponenzialmente proprio in relazione all’adozione di sistemi d’Intelligenza Artificiale applicati in maniera sempre più vasta al settore della difesa, che offrono capacità di analisi di una mole di dati e di conseguente reazione in tempi brevissimi, ma non garantiscono l’infallibilità al 100%. A questo proposito, uno studio dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo sulle armi autonome ha evidenziato le prospettive e le problematicità dell’Intelligenza Artificiale, nonché la vulnerabilità delle tecnologie informatiche, mettendo bene in evidenza le falle e i rischi in questo settore. E un errore nel settore della difesa nucleare può causare un conflitto che distruggerebbe l’umanità.

Sia i paesi che sostengono la validità del Trattato di Non proliferazione (Stati dotati di armi nucleari  e i loro alleati), sia quelli che hanno aderito al nuovo Trattato per la proibizione delle armi nucleari TPNW (Treaty on the Prohibition of Nuclear Weapons), votato all’ONU nel luglio del 2017 ed entrato in vigore nel 2021, sono ben coscienti del rischio rappresentato dagli arsenali nucleari e in particolare da quelli russi e statunitensi, che in questo ambito sono i più armati.

Un segnale di dialogo e di riduzione da parte di Washington e di Mosca potrebbe avere un effetto positivo anche per gli altri detentori delle armi di distruzione di massa: la prosecuzione nella strada sinora percorsa, riduzione quantitativa ma ammodernamento e potenziamento delle testate e dei vettori, appare defatigante e non risolutiva. La minaccia continua.