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Non c’è pace senza giustizia climatica!

Questo è non solo il contributo che vorremmo portare a Napoli il 5 Novembre ma ciò che spieghiamo quando la colpa del conflitto e della povertà energetica viene data alla spinta per una transizione equa e un mondo diverso.

Siamo sempre statə definitə

 “I giovani che vogliono salvare il Pianeta”. Invece, no, non lo siamo.Non è la Terra a dover essere salvata.È chi la abita. È la vita. È l’umanità. Noi.
Un pianeta sano e vivo non potrà mai coesistere con qualsiasi conflitto armato, inutile, devastante.
L’abbiamo sempre detto: non usciremo dalla crisi climatica senza giustizia climatica e la giustizia climatica è giustizia sociale
Come diceva Brecht, “Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente”
Sia nella crisi climatica, che nella guerra a rimetterci sono soprattutto le persone più fragili e prive di responsabilità.
Le vittime però non sono l’unico elemento che collega guerra e crisi climatica, perché non va dimenticato che i combustibili fossili come il gas sono tra le principali cause di conflitti, e i profitti fossili finanziano dittatori e armi in tutto il mondo. 
Anche l’Italia ha tanti territori sacrificati alle multinazionali del fossile e vittime di affari che ne uccidono gli abitanti.

Liberarci il prima possibile dalla dipendenza dai combustibili fossili permetterà di non finanziare armi, invasioni e sfruttamento di intere zone del nostro Paese. 

Investire il più velocemente possibile in fonti rinnovabili, troppo spesso rallentate da problemi puramente burocratici può non solo far abbassare le bollette ma darci indipendenza e stabilità energetica oltre che un’ azione per il contrasto alla crisi climatica e un immediato beneficio sul numero di morti causati dall’inquinamento (8 milioni di morti al mondo ogni anno).

Dobbiamo smettere di chiamare normalità il capitalismo fossile che finanzia la guerra e  mostrare che le persone possono creare un sistema alternativo, più equo e sostenibile dal punto di vista delle risorse umane e non. 

Non saranno nuovi affari con i combustibili fossili a salvarci da questa guerra o da questa crisi energetica. 

Ci salveremo con le piazze, collaborative, sinergiche, intersezionali.

Ci salveremo facendo rumore, più rumore delle esplosioni di conflitti in giro per il mondo.

Ci salveremo anche facendo silenzio, ascoltando chi ne sa più di noi. Passando il microfono alle persone da sempre sfruttate, razzializzate, discriminate.

Ci salveremo ricordandoci a vicenda che un mondo diverso non è solo possibile ma estremamente necessario.