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BRIC: lotta per la supremazia industriale

Il Giappone frena, Corea e India crescono, ma è la Cina protagonista della lotta per diventare la potenza industriale dominante in Asia e nel mondo

Premessa

In Asia, nel corso dell’ultimo millennio, gli scontri militari tra Giappone, Corea, Cina, sono stati frequenti, la maggior parte delle volte su iniziativa del Giappone, che mirava a combattere soprattutto la Cina, più che la Corea, mentre il mondo indiano ha sempre sostanzialmente fatto storia a sé, non coinvolto nelle lotte tra gli altri attori. Oggi la contesa tra le attuali quattro grandi potenze del continente – lasciando da parte la Russia – si è spostata in gran parte sul terreno economico e, in particolare, su quello della conquista di posizioni nelle attività industriali dell’Asia e dell’intero pianeta. Anche in questo caso l’India, che pure partecipa alla contesa, appare relativamente defilata rispetto agli altri tre paesi. Speriamo che tale lotta non si traduca anche in una corsa agli armamenti, come qualcuno sembra temere (Emmott, 2008). Vediamo brevemente ed in maniera approssimata la situazione attuale e le prospettive dei quattro protagonisti.

la Corea

Nel corso della storia dell’ultimo millennio, la Corea si è trovata, per ragioni di posizionamento geografico, collocata com’è tra Cina e Giappone, grosso modo nella stessa situazione in cui in Europa si è dovuta barcamenare in tempi più recenti la Polonia, stretta anch’essa tra due giganti, la Germania e la Russia. Ma il paese asiatico è riuscito a cavarsela meglio di quello europeo, riuscendo quasi sempre a non fare le spese della lotta, o dell’accordo, tra i due contendenti. Oggi il sistema industriale coreano, per prosperare, si trova a dover affrontare ancora quello giapponese, apparentemente in declino ma sempre agguerrito, e quello cinese, invece in grande sviluppo. Come in passato sul terreno militare, oggi su quello industriale i coreani, attraverso in particolare il sistema dei chaebol, entrato in crisi in un periodo relativamente recente e che ora sembra invece rivivere rinnovato, stanno riuscendo a contrastare efficacemente le imprese giapponesi in diversi settori (Soble, 2011). Si consideri quello che è avvenuto nel campo dell’elettronica di consumo, dove imprese come LG e Samsung tendono a dominare i mercati avendo sopravanzato da tempo come risultati i loro omologhi giapponesi, mentre le grandi imprese di quest’ultimo paese, un tempo dominanti – citiamo soltanto la Sony – oggi sono in difficoltà. Qualcosa di ancora più decisivo è avvenuto nella cantieristica, dove i coreani, dopo aver debellato i rivali giapponesi, si trovano peraltro oggi di fronte a quelli cinesi, armati di ben altri mezzi. Intanto nel settore dell’auto, la Hyunday Motor sta riuscendo a sfidare con rilevanti successi la Toyota. L’economia coreana presenta comunque alcuni punti deboli di rilievo (Oliver, 2011): da una parte la struttura delle piccole e medie imprese è molto precaria, con i grandi chaebol che contribuiscono a mantenerla in uno stato di difficoltà; dall’altra parte le grandi imprese del paese sono, in parte almeno, dipendenti da quelle giapponesi per la fornitura di componentistica avanzata. La Corea presenta così un deficit rilevante della bilancia commerciale con il Giappone.

il Giappone

Il Giappone è il paese che, tra i quattro, presenta in prospettiva la posizione meno confortevole. Si consideri che venti anni fa il suo Pil rappresentava ben il 14% di quello mondiale, mentre oggi si è ridotto al 9% (Soble, 2011). Più in generale, sono in diversi a pensare che il paese si trovi di fronte ad una crisi generale di prospettive. A livello del sistema delle imprese, diversi fattori di costo si stanno rilevando sostanzialmente insostenibili. La rivalutazione dello yen rispetto al dollaro ha raggiunto livelli molto alti, mentre il costo del lavoro appare tra i più elevati del pianeta. Lo tsunami, con le conseguenze di produzioni in difficoltà, ha fatto di recente il resto. Di tutto questo stanno approfittando proprio Cina e Corea. Parallelamente, nel sistema delle imprese si manifesta una pressione molto forte verso processi spinti di delocalizzazione per cercare di sottrarsi ai problemi del paese, e solo chi lo fa riesce a tenere i mercati mondiali. Certo non tutto è perduto e il Giappone regge il colpo su alcune produzioni avanzate, ad alto livello di intensità di conoscenza, in particolare per quanto riguarda alcuni settori della componentistica. Ma, in prospettiva, Cina e Corea andranno presumibilmente avanti anche in tali aree.

la Cina

La Cina segue da tempo una strategia industriale che potremmo definire come tous azimut, sia nel senso che essa cerca di avanzare contemporaneamente su tutti i settori dello spettro industriale, sostanzialmente riuscendoci, anche se in maniera diseguale, sia perché nei confronti degli altri tre rivali adotta una strategia molto flessibile e articolata di rapporti, a livello dei singoli paesi, settori, imprese, con cui essa ha a che fare. Dopo i tradizionali successi in attività quali il tessile-abbigliamento, le scarpe o i mobili e nelle loro fasce basse, il paese ha cominciato da tempo a crescere fortemente in settori a maggiore valore aggiunto, quale quello dei trasporti – produzione di treni, auto, navi, aerei -, in quello dell’energia verde, dell’elettronica di consumo, delle telecomunicazioni, e sta facendo passi avanti importanti in altri, quali le biotecnologie, l’elettronica avanzata e le tecnologie militari e spaziali. Le previsioni internazionali dicono che entro il 2020 la Cina sarà, tra l’altro, il primo paese del mondo per numero di brevetti depositati, mentre le sue spese per la ricerca e sviluppo continuano a crescere fortemente ogni anno. Se la sua dinamica di sviluppo proseguirà con la stessa intensità ancora nel prossimo decennio, il paese diventerà la potenza industriale dominante o almeno più importante in quasi tutti i settori, non solo in Asia, ma nel mondo.

l’India

Se c’è un’entità che nel corso della sua storia ha pensato poco a disturbare i suoi vicini e a tentare conquiste territoriali questo è proprio il sub-continente indiano, che ha semmai dovuto affrontare ripetuti tentativi di invasione. Ed anche oggi cerca di seguire una strategia di sviluppo quanto più possibile autonoma. L’India ha registrato negli ultimi venti anni tassi di crescita soltanto un poco inferiori a quelli cinesi, ma il settore industriale non ha ottenuto nel complesso i risultati che sono invece arrivati in alcuni comparti dei servizi avanzati. Oggi la percentuale degli occupati nel comparto manifatturiero è molto inferiore a quella della sua grande rivale. Tuttavia il paese si è distinto nell’ultimo periodo, tra l’altro, per l’invenzione e la messa in produzione di prodotti basati sulle cosiddette tecnologie “frugali”, attività che appare destinata ancora a grandi sviluppi. Peraltro, le imprese indiane stanno conquistando delle posizioni anche dominanti in una serie di settori, a scapito soprattutto delle imprese dei paesi sviluppati, più che di quelle dei paesi emergenti. Si prenda ad esempio il mercato dei trattori, nel quale la Mahindra & Mahindra ha annunciato di recente di essere diventata il principale produttore mondiale, almeno per numero delle unità vendute, anche se la statunitense J. Deere resta in testa per quanto riguarda il livello complessivo del fatturato. Ma probabilmente tale primato è destinato anch’esso a cadere con il tempo. Il punto di forza del produttore indiano è costituito dal suo dominio in un mercato interno in forte crescita, ma anche dal suo solido radicamento in Cina, dove ha costituito delle joint-ventures importanti. Più in generale, di recente sembra aprirsi un’interessante opportunità per le grandi imprese indiane sul terreno finanziario, con un’accresciuta attenzione del sistema finanziario cinese alle loro necessità, in cambio peraltro di accordi di fornitura delle stesse imprese cinesi a quelle indiane. L’evento mostra ancora una volta, alla fine, la crescente pervasività dello stesso sistema cinese.

conclusioni

Il quadro complessivo appare in forte movimento, ma almeno per il momento sembra avanzare un ridimensionamento delle produzioni giapponesi, con un paese che si interroga da tempo sulle sue possibili strategie future, senza riuscire a trovare una risposta convincente. Si assiste invece ad una crescita ulteriore del settore industriale cinese, che sta scalando rapidamente i gradini che portano alle produzioni più avanzate. Più sfumato, ma sostanzialmente positivo, il giudizio su Corea e India, che presentano comunque, accanto ad alcuni problemi anche seri, rilevanti opportunità. Ma le loro prospettive sembrano comunque dipendere, in non piccola parte, dagli accordi che essi riusciranno a contrattare con la Cina sul terreno produttivo come su quello finanziario.

Testi citati nell’articolo

-Emmott B., Rivals: how the power struggle between China, India and Japan will shape our next decade, Allen Lane, Londra, 2008

-Oliver Ch., Seoul’s titans triumph but little lies below, Financial Times, 5 gennaio 2012

-Soble J., In search of salvation, Financial Times, 5 gennaio 2012