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Tokyo a tutto deficit, la roulette dell’Abenomics

Il gigantesco allentamento monetario quantitativo e qualitativo fa parte del pacchetto di misure varate da Shinzo Abe per rivitalizzare l’economia. Ma davvero la deflazione è così grave come sostengono il primo ministro e la Banca del Giappone, che ha acquistato 2.500 miliardi di dollari di bond governativi? www.cinaforum.net

Secondo la teoria economica tradizionale, la monetizzazione del debito governativo è foriera di sprechi fiscali e iper-inflazione. Si tratta dell’ultima cosa alla quale una banca centrale autorevole dovrebbe ricorrere. Eppure è esattamente ciò che la Banca del Giappone (BOJ) sta facendo negli ultimi tre anni.

Nell’ambito del suo allentamento monetario quantitativo e qualitativo (QQE), la BOJ ha già accumulato oltre 300 mila miliardi di yen (circa 2.500 miliardi di dollari statunitensi) di bond governativi giapponesi. La Banca centrale si è impegnata a continuare il suo gigantesco programma di allentamento della politica monetaria fino a quando il tasso d’inflazione raggiungerà il 2%.

Secondo la BOJ, l’economia giapponese è intrappolata in un circolo vizioso deflazione-stagnazione, e per uscirne sono necessarie mosse coraggiose sia sul fronte monetario sia su quello fiscale. Il QQE è parte integrante della Abenomics, il pacchetto di politiche per rivitalizzare l’economia promosso dal premier di Tokyo Shinzo Abe. Ma l’idea secondo la quale il Giappone ha bisogno di una politica radicale per guarire dal suo malessere deflazionario è discutibile.

È difficile credere che la deflazione del Giappone sia così grave da autorizzare la BOJ ad applicare una politica che sfida apertamente i princìpi della teoria economica. Infatti non soltanto la deflazione del Giappone è stata quantitativamente minuscola (il tasso medio di inflazione degli ultimi 15 anni è stato del -0,1%) ma gran parte di questa deflazione rappresenta un’illusione statistica. I dati ufficiali sui prezzi al consumo in Giappone tendono infatti a sovrastimare il miglioramento qualitativo dei nuovi prodotti, con l’effetto di smorzare il tasso ufficiale d’inflazione.

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