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Politiche abitative, cosa cambia per gli inquilini

La manovra aumenta da 30 a 50 milioni le risorse del fondo sociale per l’affitto, ma per sortire qualche effetto la cifra doveva essere almeno 10 volte superiore

Il decreto legge 102/2013 (legge di conversione 124/2013) sull’Imu, la fiscalità immobiliare, la cassa integrazione, contiene anche alcune misure di sostegno per le politiche abitative.

L’articolo 6 del decreto prevede un intervento della cassa depositi e prestiti per allentare il credit crunch e favorire l’acquisto di case.

Stanzia anche 100 milioni di euro per il 2014 – e altrettanti per l’anno successivo – per finanziare quattro interventi a favore degli inquilini. Nel complesso l’ammontare complessivo delle risorse destinate a questi interventi non è mutato durante l’iter parlamentare di conversione del decreto legge. È parzialmente cambiata la loro allocazione tra le singole finalità.

Quattro fondi per gli inquilini

Come era auspicabile è stato ridotto da 30 a 10 milioni il finanziamento del fondo per la concessione di fideiussioni rilasciate per favorire la concessione di mutui alle giovani coppie che vogliono provare ad acquistare la prima casa (art. 13, c. 3-bis, d.l. 112/2008 n. 112) mentre è stata aumentata da 30 a 50 la dotazione del fondo per concedere contributi agli inquilini per il pagamento dell’affitto (il cosiddetto fondo sociale per l’affitto). Data la sua sostanziale inefficacia, le risorse attribuite al primo di questi due fondi rischiano di restare inoperose per chissà quanto altro tempo (cfr. http://www.lavoce.info/mutuo-ai-giovani-piu-risorse-a-un-fondo-inutile/); per contro, qualche effetto del fondo sociale per l’affitto inizierebbero a vedersi se esso fosse finanziato con una cifra di almeno 10 volte superiore a quella che le è stata attribuita.

Modesta (40 milioni nel biennio 2013-2014) è anche la dotazione sia del fondo che permette alle famiglie in difficoltà economica di chiedere la sospensione del pagamento delle rate del mutuo (art. 2, c. 475, l. 244/2007) sia del nuovo fondo per finanziare interventi a favore dei morosi incolpevoli, cioè di quegli inquilini che, avendo perduto il lavoro o per il sovra giungere di altre difficoltà ad essi non imputabili, non possono continuare pagare gli affitti.

Per tutti questi fondi – con l’eccezione detta di quello per le giovani coppie -, le risorse a disposizione sono sottodimensionate rispetto al fabbisogno. Occorre, pertanto, evitare che il loro impiego si traduca in un dannoso spreco senza alcun effetto. Questo rischio è forte tanto per la misura di aiuto ai morosi incolpevoli quanto per il fondo per la concessione di contributi al pagamento degli affitti.

Il fondo sociale per l’affitto senza inerzia burocratica

In quest’ultimo caso, il pericolo di uno sciupio assistenzialistico dei 50 milioni con il quali lo strumento è stato rifinanziato, dopo che gli ultimi anni gli stanziamenti ad esso destinati erano stati cancellati dal bilancio statale, potrebbe derivare da una gestione per “inerzia burocratica” delle scarsissime risorse ripartite tra le regione.

Se la selezione dei beneficiari dei contributi dovesse avvenire applicando i criteri standard previsti dalla legge istitutiva del fondo e dalle normative regionali, ogni inquilino potrebbe ricevere in media una somma di 100-120 euro (negli ultimi anni di operatività del fondo, fu valutato intorno ai 400-450 mila il numero dei beneficiari). Un sussidio di quest’ordine di grandezza, non migliorerebbe di molto la condizione anche dei nuclei familiari a più basso reddito.

Per attribuire a questo strumento una qualche efficacia, occorre, pertanto, concentrare i finanziamenti su un’area contenuta di inquilini. Le differenze tra i singoli contesti regionali, rendono azzardato ipotizzare criteri di eleggibilità dei beneficiari – più restrittivi di quelli – applicabili su tutto il territorio nazionale.

Ma, gli assessori competenti per materia delle singole regioni rinuncerebbero ad esercitare la loro funzione politica se cedessero alla comoda tentazione di replicare il passato, con la conseguenza di erogare poche decine di euro ad ogni inquilino, trincerandosi dietro l’alibi dell’esiguità dei finanziamenti statali.

Per i morosi incolpevoli un fondo con confini

La creazione di un fondo a sostegno degli inquilini morosi incolpevoli è un’innovazione positiva nel campo delle politiche per la casa.

Di questo nuovo strumento potranno beneficiare gli inquilini che abitano nei comuni ad alta tensione abitativa. Non in tutti, ma solo in quelli le cui amministrazioni hanno già avviato – alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto – un bando per erogare contribuiti ai morosi incolpevoli.

Questa limitazione penalizza gli inquilini che rischiano lo sfratto per insufficienza di reddito ma abitano in comuni che non hanno ancora attivato iniziative con questa finalità. Ma è possibile – e anche molto probabile – che gli amministratori di quei comuni non l’abbiamo fatto per mancanza delle necessarie coperture finanziarie.

Una limitazione sarebbe più giustificata se escludesse le amministrazioni comunali che non emaneranno i bandi in questione entro il prossimo 1 gennaio 2014: questo è, infatti, il primo anno di iscrizione dei finanziamenti nel bilancio dello stato.

I finanziamenti saranno ripartiti tra le regioni – le quali concorreranno anche a definire i criteri per la selezione degli inquilini morosi incolpevoli -; “prioritariamente”, dice la legge tra quelle ”che abbiano emanato norme per la riduzione del disagio abitativo”. Quel prioritariamente si trasformerà, verosimilmente, in un premio finanziario.

L’attribuzione di un finanziamento aggiuntivo, rispetto a quello derivante dall’applicazione di criteri validi per tutte, alle regioni che hanno già promosso iniziative in questo campo, dovrebbe essere subordinato alla verifica dell’efficacia degli strumenti messi in campo (condizione questa che dovrebbe essere accertata anche nel caso dei comuni che hanno già emanato i bandi). Se le risorse già stanziate da una regione non sono state utilizzate, o lo sono state solo in misura modesta, attribuirgliene un sovrappiù rischierebbe solo di immobilizzarle per chissà quanto tempo. A discapito, ovviamente, di altre regioni che potrebbero non avere ancora attivato interventi a favore degli morosi incolpevoli, proprio per la mancanza di finanziamenti.