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Il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare

Per contrastare le conseguenze negative del cambiamento sulla sicurezza alimentare, in un contesto di crescente competizione per la terra, l’acqua e l’energia, è necessario mettere in sinergia le politiche per la sicurezza alimentare con quelle di adattamento ai cambiamenti climatici o di loro “mitigazione” www.eticaeconomia.it

La comunità scientifica ritiene inequivocabile l’attuale surriscaldamento globale del pianeta e considera elevata la probabilità che nei prossimi decenni il pianeta debba fronteggiare cambiamenti climatici, originati dalle attività umane, molto pericolosi per le persone e gli ecosistemi che abitano il pianeta. Conseguenze rilevanti potranno riguardare la produzione alimentare e, con essa, la sicurezza alimentare.

Innanzitutto, alcune brevi considerazioni sul surriscaldamento globale, che è determinato dall’accumulo nell’atmosfera di alcuni gas che hanno la capacità di trattenere parte della radiazione infrarossa emanata dalla Terra: l’alterazione del bilancio energetico terrestre determina l’aumento delle temperature globali, da cui i cambiamenti del clima.

Numerosi sono i rapporti scientifici sul tema e sulla sua prevalente origine antropica. Rimanendo ai documenti più recenti, è possibile citare il “Quinto rapporto di valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organismo ONU che periodicamente effettua una sintesi della letteratura scientifica disponibile, cui hanno collaborato migliaia di scienziati. Il primo volume – che sintetizza il risultato di centinaia di simulazioni modellistiche sulle proiezioni delle temperature nei prossimi secoli, realizzate da numerosi gruppi di ricerca in tutto il mondo – mostra come, in assenza di consistenti riduzioni delle emissioni, già a fine secolo l’aumento delle temperature medie globali rispetto al periodo preindustriale raggiungerà i 3 – 4°C, e proseguirà ulteriormente nei secoli successivi (Figura 1).

Impegni decisi e immediati di riduzione delle emissioni potrebbero permettere di limitare l’aumento delle temperature globali a meno di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, ossia un aumento di poco più di 1°C rispetto ai livelli attuali. Va ricordato che questi aumenti riguardano le temperature medie globali, ossia, si riferiscono alla media delle superfici terrestri e marine. Su aree più limitate, o in singole stagioni, gli aumenti possono essere maggiori o minori, perché il riscaldamento non sarà uniforme: è probabile che sarà maggiore sulle terre emerse rispetto agli oceani, ai poli, e nelle regioni aride.

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