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Disuguaglianza e disagio sociale nelle case popolari a Roma

Il numero delle persone che abitano in alloggi di edilizia residenziale pubblica a Roma è paragonabile alla popolazione di un intero municipio, circa 170.000 persone. Ma la mappa del disagio sociale è molto variegata. www.eticaeconomia.it

La politica per la casa in Italia rappresenta da sempre un ambito residuale di intervento pubblico, in termini di impegno amministrativo e di risorse finanziarie, peraltro con una forte frammentazione negli strumenti utilizzati. Il modello mediterraneo di housing, rispetto a quanto avviene in altri Paesi con sistemi sociali più robusti, è caratterizzato da un’alta percentuale di abitazioni in proprietà, un mercato degli affitti ristretto e poco dinamico e una limitata quota di edilizia residenziale pubblica (ERP), con una certa tolleranza per le pratiche informali e abusive. Più recentemente, il protrarsi della crisi economico-finanziaria e il conseguente impatto sul reddito disponibile delle famiglie hanno accentuato l’incidenza dei costi relativi all’abitazione sulla spesa complessiva. Molte famiglie manifestano sintomi di disagio abitativo, che non interessa più solo le fasce più deboli della popolazione, ma si è esteso anche ai nuclei familiari che percepiscono stabilmente livelli di reddito che non rientrano nei limiti previsti per l’ERP, ma non sono in grado di accedere alla casa a condizioni di mercato.

Alcune di queste dinamiche sono state mostrate nella #mapparoma8 sulle quotazioni immobiliari, in cui si evidenzia la tendenza generalizzata all’aumento dei prezzi di vendita tra il 2003 e il 2010, e nella #mapparoma15 sulle caratteristiche delle abitazioni dei romani, dove emerge l’ampia diffusione della residenza in case di proprietà eccetto il centro storico e, appunto, le periferie caratterizzate da ERP.

Gli insediamenti ERP più vecchi hanno ormai subito grandi trasformazioni a causa della successione delle generazioni, con un certo mix sociale anche connesso alla vendita del patrimonio pubblico, ad esempio a Garbatella, Testaccio e Montesacro. Ma nella maggior parte dei quartieri ERP costruiti tra gli anni ‘50 e ‘80 gli elementi di forte caratterizzazione sono il disagio sociale e le disuguaglianze con il resto della città, alte e costanti da molti anni, soprattutto nel settore orientale della città, dove si concentra una quota elevata di case popolari, e sul litorale di Ostia, dove sorge un altro nucleo importante di alloggi di edilizia pubblica. Sebbene vi siano varie esperienze positive di partecipazione sociale, ad esempio il progetto di rigenerazione e riqualificazione urbana a Corviale o il Teatro di Tor Bella Monaca, laddove vari fattori di disagio si sommano alle problematiche tipiche delle case popolari emergono facilmente tensioni su cui si inserisce l’estrema destra, come è successo nel 2014 intorno al nucleo ERP di Tor Sapienza. Dagli anni ‘90 in poi l’intervento pubblico nelle case popolari è stato inesistente, eccetto che a Ponte di Nona, mentre dilagano i nuovi quartieri di iniziativa privata edificati nei pressi e oltre il GRA.

Il numero delle persone che abitano in alloggi ERP a Roma è paragonabile alla popolazione di un intero municipio, circa 170.000 persone. Ma definire con esattezza il numero degli alloggi in regime ERP non è facile, pur essendo una questione prioritaria, poiché il patrimonio pubblico è da sempre lo strumento privilegiato per contrastare il disagio abitativo e i problemi gestionali sono complessi e di difficile soluzione se non affrontati con una strategia pluriennale.

Ciò dipende da vari fattori. Il primo, e anche il più gravoso, è determinato dalla doppia natura di tale patrimonio: uno comunale gestito da Roma Capitale (circa 28.500 alloggi) e l’altro regionale gestito da ATER (46.000 alloggi), ognuno, ovviamente, basato su banche dati diverse e non collegate fra loro.Il secondo riguarda i fitti passivi, ossia i 3.337 alloggi di enti o privati affittati dal pubblico e che vengono assegnati alla graduatoria ERP. Il terzo è la presenza di alloggi popolari che, seppure destinati alla graduatoria romana,sono posizionati al di fuori del territorio del comune di Roma, acquistati nell’hinterland  per convenienza dall’Amministrazione comunale, e che negli anni passati venivano assegnati solo su base volontaria ai vincitori del bando romano (allo stato attuale sono 2.262, soprattutto a Ciampino, Anzio, Cerveteri, Guidonia, Marino, Nettuno e Pomezia, non riportati nelle mappe).

Nelle mappe che seguono, elaborate da Gennaro Monaciliuni, diamo conto di tutte le categorie di alloggi ERP dentro il territorio comunale – regionali, comunali e in fitto passivo–, distinti per zona urbanistica, grazie alla localizzazione tramite GIS degli indirizzi:

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