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Buenos Aires, la battaglia del Tiempo

La battaglia dei dipendenti del quotidiano di Buenos Aires, Tiempo Argentino, che da venerdì scorso sono in assemblea permanente. E ora pensano all’autogestione

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Fra gli avvenimenti più recenti del cambio di bandiera avvenuto in Argentina nell’ultima tornata elettorale che ha visto Mauricio Macri a capo del PRO – partito politico di stampo conservatore – insediarsi come nuovo presidente, vi è la chiusura del Grupo 23, o meglio la sua apparente vendita da parte degli imprenditori “kirchneristi” Sergio Szpolski e Matias Garfinkel – quest’ultimo erede dell’elettronica BGH e del gruppo Madanes – al gruppo MDeluxe guidato da Juan Mariano Martínez Rojas. Memori di un recente passato che ha visto in Argentina il fallimento fittizio di impianti di vario tipo all’indomani della crisi del 2001, i lavoratori del Grupo 23 – ed in particolare del quotidiano Tiempo Argentino si mobilitano e denunciano lo svuotamento dell’impresa mascherato da una fittizia mancanza di risorse. I lavoratori del Grupo 23 temono lo svuotamento dell’impresa e ricordano a fronte delle due mensilità di stipendi non percepiti, gli 800 milioni di pesos incassati dai proprietari negli ultimi anni – dei quali 128 milioni risalirebbero al primo semestre del 2015-.

Tuttavia, è proprio per un’addotta mancanza di fondi che il 2 gennaio 2016, il quotidiano Tiempo Argentino non viene stampato e diffuso nelle edicole accendendo un campanello di allarme fra i lavoratori del quotidiano. Nessun atto di compravendita, nessun discorso in pubblico, nessuna notizia sugli intenti della nuova proprietà che ha comunque deciso di posticipare la stampa del quotidiano sino alla prossima settimana e il pagamento degli stipendi già stabilito per questo venerdì 4 febbraio. Di fronte a tale panorama, i lavoratori di Tiempo Argentino riuniti in assemblea hanno deciso all’unanimità di rimanere nella sede della redazione del giornale nel quartiere Palermo di Buenos Aires e di fermarsi lì ad oltranza al fine di evitare lo svuotamento dell’impianto. A sole due settimane dal presunto acquisto, Martínez Rojas – “ufficialmente” nuovo proprietario di Radio América e Tiempo Argentino – deve pagare 60 giorni lavorativi e la tredicesima del secondo semestre del 2015.

Alla luce delle centinaia di esperienze di fabbriche “recuperate”, sembrerebbe – quella di Tiempo Argentino – una storia che si ripete. La reazione dei lavoratori di fronte all’incapacità di pagare da parte della proprietà è stata di indignazione – sottolinea Alberto Lopez Girondo, caporedattore della sezione internazionale del giornale, e membro dell’assemblea dei lavoratori che a partire da venerdì notte presidiano in forma permanente la redazione dello stabile. “Non gli abbiamo creduto – aggiunge – ed è per questo che siamo in un presidio permanente, vorremmo continuare a lavorare nonostante abbiamo già due mesi di salari arretrati, tuttavia la proprietà ha debiti anche con la tipografia dove il giornale è stampato e per questo non uscirà almeno sino al prossimo mercoledì”.

Mercoledì prossimo si terrà un incontro presso il Ministero del lavoro argentino: i dipendenti chiedono che i proprietari si impegnino a pagare i debiti e gli stipendi dovuti. Nonostante le dichiarazioni degli imprenditori, infatti, per ben tre volte la parola data ai delegati dei sindacati interni non è stata mantenuta. “In questo panorama – ci dice Alberto – la strategia dell’assemblea non è ancora ben definita e per il momento appare prematuro pensare di passare ad una autogestione in cui siamo noi stessi ad organizzare il lavoro sotto forma cooperativa, benché io stesso sia favorevole all’opzione e penso che questo sia davvero il momento ideale”. Dei 200 lavoratori circa dell’assemblea permanente, per ora nessuno ha abbandonato la sede cercando nuovi lavori benché la prospettiva di ulteriori mensilità non pagate appare allarmante. I lavoratori di Tiempo Argentino, appoggiati dal sindacato di base Sipreba di settore, hanno ricevuto e tutt’ora ricevono il sostegno di movimenti e partiti, fra cui non ultimi il Partito Obrero e il Partido de los Trabajadores Socialistas – e persino da parte di alcuni deputati del Frente para la Victoria – con i quali domenica 31 gennaio è stata organizzata una partecipata manifestazione presso Parque Centenario.

Le esperienze delle fabbriche recuperate argentine – aggiunge Alberto – non lasciano spazio all’immaginazione, per cui è importante presidiare la fabbrica ed evitare che la proprietà porti via i macchinari nonostante si tratti di computer che non hanno un alto valore di mercato. Per noi – conclude Alberto – questa strumentazione sarebbe comunque importante soprattutto in vista di un’autogestione produttiva”.